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domenica 13 novembre 2011

Lo stretching (parte 1)


LO STRETCHING: UN VALIDO AIUTO NELLA PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI: MA NE SIAMO PROPRIO SICURI?

PREMESSA: MOLTO IMPORTANTE. In questo articolo, ma anche in tutti gli altri che vi ho proposto e in quelli che vi proporrò, parlerò di “riviste”. Con questo termine non intendo assolutamente le normali riviste da edicola ma parlo di riviste scientifiche, con comitati scientifici a dirigerle, edite solitamente da società o gruppi scientifici e indicizzate (sottoposte cioè ad una serie di “controlli” molto severi sulla qualità degli artivoli pubblicati.Basta dire che le riviste di riabilitazione Italiane indicizzate equivalgono al numero di ZERO). Gli articoli pubblicati su di esse devono avere basi solide e devono avere al loro interno tutte le indicazioni sulla selezione dei candidati, sull'esecuzione del test, sull'aventuale cieco o doppio cieco, su come sono stati raccolti i dati (quali apparecchiature, temperatura etc etc), su come è stata impostata la randomizzazione.... Insomma credetemi pubblicare un articolo su una rivista indicizzata è veramente una cosa complicata ed è per questo che in genere gli articoli sono scritti da equipe multidisciplinari (medici, fisio, infermieri, psicologi, statistici etc etc). Come direbbe un mio amico toscano “Roba seria”.

Negli anni 80 lo stretching, anche vista l'esplosione del fenomeno fitness in america, veniva considerato un elemento fondamentale nelle routine di allenamento di ogni sportivo professionista o amatore. Molte ore settimanali venivano dedicate a questa attività anche perchè molti allenatori lo proponevano in ogni salsa e lo consigliavano a tutti. Nel corso degli anni questa convinzione si è andata via via consolidando e intere generazioni di allenatori (ma anche fisio e medici) si sono formati con quello che potremmo ora definire “il mito dello stretch”. Successivamente verso la fine degli anni 90 si è iniziato a trasportare il metodo scientifico (fino ad allora riservato solo alle sperimentazioni su farmaci) in tutti gli ambiti della medicina riabilitazione compresa. In circa 3 anni sono stati pubblicati decine di articoli riguardo lo stretch e molti di essi sostenevano la sua completa inutilità mentre altri ne enfatizzavano il ruolo di miglior prevenzione contro gli infortuni. Ci sono voluti ancora altri anni prima di riuscire ad arrivare a delle conclusioni affidabili. Le prime conclusioni affidabili sono dovute ad una revisione sistematica della letteratura dalla quale è emerso il primo dato: gli effetti dello stretch sono differenti in base alla disciplina dell'atleta (o degli atleti) testati. Per gli atleti che praticano sport come il calcio, i tuffi, lo sci alpino lo stetch sembra dare un buon aiuto nella prevenzione di infortuni muscolari mentre per atleti che praticano sport come il podismo, il ciclismo, lo sci di fondo le evidenze ci dicono che lo stretch non aiuta a prevenire gli infortuni. In sostanza potremmo dire che lo stretch non aiuta a prevenire quegli infortuni tipici che definiamo sindromi da sovraccarico o patologie da overuse. Vediamo nel dettagli il risultato di alcuni studi (credetemi se avessi più tempo ne potrei mettere migliaia tutti con gli stessi risultati).


The basic science literature supports the epidemiologic evidence that stretching before exercise does not reduce the risk of injury.
Clin J Sport Med. 1999 Oct;9(4):221-7.


...when the type of sports activity contains low-intensity, or limited SSCs (e.g. jogging, cycling and swimming) there is no need for a very compliant muscle-tendon unit since most of its power generation is a consequence of active (contractile) muscle work that needs to be directly transferred (by the tendon) to the articular system to generate motion. Therefore, stretching (and thus making the tendon more compliant) may not be advantageous.
Sports Med. 2004;34(7):443-9.


...since 1990, there's evidence suggesting that stretching not only does not prevent injuries, but can also decrease the level of performance. Some part of these contradictions can be explained by the various sports activities. Those requesting an increased flexibility, such as gymnastic, dancing or diving, necessitate pre-exercise stretching to optimize the level of performance. In contrary, for sports with slow stretch-shortening cycle such as jogging or cycling, there is no scientific data showing a positive effect of stretching.
Rev Med Suisse. 2005 Jul 27;1(28):1830-4.

Overall, the evidence base for the effectiveness of interventions to reduce soft-tissue injury after intensive running is very weak
Cochrane Database Syst Rev. 2011 Jul 6;(7):CD001256.

Limited evidence showed stretching had no effect in reducing injuries.
Clin J Sport Med. 2005 Mar;15(2):113.

A general consensus is that stretching in addition to warm-up does not affect the incidence of overuse injuries.
Scand J Med Sci Sports. 2010 Apr;20(2):169-81. Epub 2009 Dec 18.







Insomma continuare a fare stretch o no è una vostra decisione, il mio intento era solo quello di portarvi a conoscenza del fatto che esistono studi che smentiscono molti luoghi comuni sullo stretch.

In conclusione vi lascio con una frase di Jeff Galloway, rilasciata in una intervista poche settimane fa, riferendosi allo stretching dice:

L'ho addirittura proposto nel mio primo libro […] e me ne dispiace perchè tanti dicono di aver avuto problemi”