LO STRETCHING: UN VALIDO AIUTO NELLA
PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI: MA NE SIAMO PROPRIO SICURI?
PREMESSA: MOLTO IMPORTANTE. In questo
articolo, ma anche in tutti gli altri che vi ho proposto e in quelli
che vi proporrò, parlerò di “riviste”. Con questo termine non
intendo assolutamente le normali riviste da edicola ma parlo di
riviste scientifiche, con comitati scientifici a dirigerle, edite
solitamente da società o gruppi scientifici e indicizzate
(sottoposte cioè ad una serie di “controlli” molto severi sulla
qualità degli artivoli pubblicati.Basta dire che le riviste di
riabilitazione Italiane indicizzate equivalgono al numero di ZERO).
Gli articoli pubblicati su di esse devono avere basi solide e devono
avere al loro interno tutte le indicazioni sulla selezione dei
candidati, sull'esecuzione del test, sull'aventuale cieco o doppio
cieco, su come sono stati raccolti i dati (quali apparecchiature,
temperatura etc etc), su come è stata impostata la
randomizzazione.... Insomma credetemi pubblicare un articolo su una
rivista indicizzata è veramente una cosa complicata ed è per questo
che in genere gli articoli sono scritti da equipe multidisciplinari
(medici, fisio, infermieri, psicologi, statistici etc etc). Come
direbbe un mio amico toscano “Roba seria”.
Negli anni 80 lo stretching, anche
vista l'esplosione del fenomeno fitness in america, veniva
considerato un elemento fondamentale nelle routine di allenamento di
ogni sportivo professionista o amatore. Molte ore settimanali
venivano dedicate a questa attività anche perchè molti allenatori
lo proponevano in ogni salsa e lo consigliavano a tutti. Nel corso
degli anni questa convinzione si è andata via via consolidando e
intere generazioni di allenatori (ma anche fisio e medici) si sono
formati con quello che potremmo ora definire “il mito dello
stretch”. Successivamente verso la fine degli anni 90 si è
iniziato a trasportare il metodo scientifico (fino ad allora
riservato solo alle sperimentazioni su farmaci) in tutti gli ambiti
della medicina riabilitazione compresa. In circa 3 anni sono stati
pubblicati decine di articoli riguardo lo stretch e molti di essi
sostenevano la sua completa inutilità mentre altri ne enfatizzavano
il ruolo di miglior prevenzione contro gli infortuni. Ci sono voluti
ancora altri anni prima di riuscire ad arrivare a delle conclusioni
affidabili. Le prime conclusioni affidabili sono dovute ad una
revisione sistematica della letteratura dalla quale è emerso il
primo dato: gli effetti dello stretch sono differenti in base alla
disciplina dell'atleta (o degli atleti) testati. Per gli atleti che
praticano sport come il calcio, i tuffi, lo sci alpino lo stetch
sembra dare un buon aiuto nella prevenzione di infortuni muscolari
mentre per atleti che praticano sport come il podismo, il ciclismo,
lo sci di fondo le evidenze ci dicono che lo stretch non aiuta a
prevenire gli infortuni. In sostanza potremmo dire che lo stretch non
aiuta a prevenire quegli infortuni tipici che definiamo sindromi da
sovraccarico o patologie da overuse. Vediamo nel dettagli il
risultato di alcuni studi (credetemi se avessi più tempo ne potrei
mettere migliaia tutti con gli stessi risultati).
The basic science literature
supports the epidemiologic evidence that stretching before exercise
does not reduce the risk of injury.
Clin
J Sport Med. 1999 Oct;9(4):221-7.
...when the type of sports activity
contains low-intensity, or limited SSCs (e.g. jogging, cycling and
swimming) there is no need for a very compliant muscle-tendon unit
since most of its power generation is a consequence of active
(contractile) muscle work that needs to be directly transferred (by
the tendon) to the articular system to generate motion. Therefore,
stretching (and thus making the tendon more compliant) may not be
advantageous.
Sports
Med. 2004;34(7):443-9.
...since 1990, there's evidence
suggesting that stretching not only does not prevent injuries, but
can also decrease the level of performance. Some part of these
contradictions can be explained by the various sports activities.
Those requesting an increased flexibility, such as gymnastic, dancing
or diving, necessitate pre-exercise stretching to optimize the level
of performance. In contrary, for sports with slow stretch-shortening
cycle such as jogging or cycling, there is no scientific data showing
a positive effect of stretching.
Rev
Med Suisse. 2005 Jul 27;1(28):1830-4.
Overall, the evidence base for the
effectiveness of interventions to reduce soft-tissue injury after
intensive running is very weak
Cochrane
Database Syst Rev. 2011 Jul
6;(7):CD001256.
Limited evidence showed stretching
had no effect in reducing injuries.
Clin
J Sport Med.
2005 Mar;15(2):113.
A general consensus is that
stretching in addition to warm-up does not affect the incidence of
overuse injuries.
Scand
J Med Sci Sports.
2010 Apr;20(2):169-81. Epub 2009 Dec 18.
Insomma continuare
a fare stretch o no è una vostra decisione, il mio intento era solo
quello di portarvi a conoscenza del fatto che esistono studi che
smentiscono molti luoghi comuni sullo stretch.
In conclusione vi
lascio con una frase di Jeff Galloway, rilasciata in una intervista
poche settimane fa, riferendosi allo stretching dice:
“L'ho addirittura proposto nel mio
primo libro […] e me ne dispiace perchè tanti dicono di aver avuto
problemi”