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domenica 11 dicembre 2011

Incontri

In questo periodo scrivo poco e corro poco. Dopo la maratona di Firenze sono uscito 2 volte sole a correre anche a causa di un fastidiosissimo raffreddore con quqlhe linea di febbre. Oggi è stata la seconda, molto lenta uscita. Sono partito da casa a "velocità corteo sindacale" e mi sono diretto verso il centro. Mura aureliane, viale aventino...Stavo facendo una passeggiata lenta e con qualche difficoltà respiratoria. Poi sotto al palazzo della FAO a Caracalla capita di fare un incontro che ti cambia la mattinata. All'inizio mi ha colpito il suo abbigliamento così sgargiante e si, voglio essere sincero fino in fondo, il fondoschiena. Anche a 50 metri di distanza era possibile percepire il grido interiore del gluetus maximus "guardatemi tuti guardatemi tutti". Imbustata in un paio di pinocchietti neri con inserti fuxia e sovrastato da una maglia tecnica fuxia con cuciture nere la runner se ne andava in giro corricchiando con passo lento. Un Garmin sul polso, la fascia cardio che faceva intravedere il suo nero sotto il fuxia della maglia, un cappellino dal cui buco sulla nuca fuoriusciva una abbondante coda di cavallo color cenere. Un ipod faceva bella mostra di se al braccio destro dentro una arm-band griffata e sono sicure stesse ascoltando l'ultimo podcast di M2O o di qualche altra radio tunz-tunz. Solo la casualità ha fatto in modo che il suo passo lento ed il mio da "malaticcio" fossero praticamente sovrapponibili e, come dire, quando non ti va di correre e ti senti poco bene uno stimolo in più per non mollare può essere utile. Cercando di respirare da ogni orifizio adatto allo scopo mi avvicino e mi piazzo lì di dietro, 5/10 metri dietro. Non avevo nessuna voglia di importunarla, volevo solo "studiarla" e fare qualche km per capire qualcosa in più di lei, sarà che mi affascinano le ragazze che corrono e che lo fanno "come se andassero ad una sfilata". Mi affascinano perchè ancora non ho deciso se mi piacciono (sono una donna e non perdo la mia femminilità, mai! Ci tengo ad essere bella sempre) o se le trovo insopportabilmente inadatte (vado a correre per farmi notare e per sfoggiare l'ultimo completino nike così rosicano tutte). Mentre correvo ho acceso la fantasia ed ho iniziato a pensare (chi legge il blog sà che se una cosa mi colpisce per qualche motivo sono in grado di ricamarci sopra per pagine e pagine...chi ha detto topolona?), cercavo di intuire dove abitasse (ripeto senza secondi fini, diciamo per studi sociologici) o del perchè avesse acquistato quelle scarpe  che sembravano scelte più per i colori che per il resto (forse delle reebok). Correndo sembrava sapesse dove andare, come avesse un percorso preimpostato in testa, svoltava con una sicurezza che dimostrava la sua esperienza riguardo il percorso che stava facendo. Ho deciso la lascio andare e torno verso il biscotto, mentre lei prosegue la sua corsa andando verso il Celio io giro a destra e passando davanti a Canale 5 me ne torno verso Caracalla. Arrivato al biscotto tra i tanti runners incontro lui, lui si che mi "stimola". Fratello sei uscito da un telefilm anni 80? Una tuta Adidas blu di cotone con le tre righe bianche sulle spalle e sulle gambe, nessun cedimento alla tecnologia GPS o al footpad. Un cronometro stretto nella mano destra (potrei giurare fosse un orologio casio di quelli che all'epoca fecero scalpore) che controllava di tanto in tanto e seguendolo ho iniziato la mia regressione. Quella tuta mezza attillata ma ancora non confezionata con materiali elasticizzati era proprio quella che da bambino indossavo per fare ginnastica a scuola, in testa un cappello di lana che sembrava fatto ai ferri da una potenziale nonna. Come si fa a non amare uno che nel 2011 va a correre con la tuta e il cappello di lana? Uno che indifferente al progresso rifiuta le maglie tecniche, le maglie termiche, i vestiti a compressione, il Garmin, preferisce correwre con ualche kg di roba addosso piuttosto che con un paio di strati leggerissimi di filato e che magari non è mai entrato da decathlon? Ai piedi delle asics, non saprei dire il modello ma mi piace pensare che siano le asics che aveva a casa chissà da quando...
Lo seguo, stà facendo delle ripetute e quando accelera lo lascio andare recuperandolo nei momenti in cui rallenta. Nel delirio mi sembra di veder passare una Ritmo e una Regata, no passano sul serio. Per un attimo mi sento come in "life on mars" poi le vedo fermarsi davanti alla chiesetta, probabilmente serviranno per fare le foto agli sposi penso.
Io non mi muovo di quì, devo fare ancora una decina di km e ho deciso. Me li faccio tutti dietro a sto tipo quì. Lo seguo facendo l'elastico a volte più lontano a volte superandolo per brevi tratti quando....la classica suoneria dell'iphone mi sveglia da flashback anni 80, lui correndo risponde "ciao amò, si stò al biscotto ma ho finito tu ndo stai?"...."vabbè se vedemo alla maghina io già stò lì"....Non ci crederete alla macchina lo stava aspettando quella in fuxia, li vedo baciarsi mentre mi allontano dirigendomi verso la Colombo.
Tornato al 2011 decido che non ne vale più la pena (anche perchè non respiro ed ho la tosse ora) e mi dirigo verso casa dove sotto la doccia non riesco a darmi pace. Come si chiameranno quei 2. Per me Gessica e Ivano

domenica 13 novembre 2011

Lo stretching (parte 1)


LO STRETCHING: UN VALIDO AIUTO NELLA PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI: MA NE SIAMO PROPRIO SICURI?

PREMESSA: MOLTO IMPORTANTE. In questo articolo, ma anche in tutti gli altri che vi ho proposto e in quelli che vi proporrò, parlerò di “riviste”. Con questo termine non intendo assolutamente le normali riviste da edicola ma parlo di riviste scientifiche, con comitati scientifici a dirigerle, edite solitamente da società o gruppi scientifici e indicizzate (sottoposte cioè ad una serie di “controlli” molto severi sulla qualità degli artivoli pubblicati.Basta dire che le riviste di riabilitazione Italiane indicizzate equivalgono al numero di ZERO). Gli articoli pubblicati su di esse devono avere basi solide e devono avere al loro interno tutte le indicazioni sulla selezione dei candidati, sull'esecuzione del test, sull'aventuale cieco o doppio cieco, su come sono stati raccolti i dati (quali apparecchiature, temperatura etc etc), su come è stata impostata la randomizzazione.... Insomma credetemi pubblicare un articolo su una rivista indicizzata è veramente una cosa complicata ed è per questo che in genere gli articoli sono scritti da equipe multidisciplinari (medici, fisio, infermieri, psicologi, statistici etc etc). Come direbbe un mio amico toscano “Roba seria”.

Negli anni 80 lo stretching, anche vista l'esplosione del fenomeno fitness in america, veniva considerato un elemento fondamentale nelle routine di allenamento di ogni sportivo professionista o amatore. Molte ore settimanali venivano dedicate a questa attività anche perchè molti allenatori lo proponevano in ogni salsa e lo consigliavano a tutti. Nel corso degli anni questa convinzione si è andata via via consolidando e intere generazioni di allenatori (ma anche fisio e medici) si sono formati con quello che potremmo ora definire “il mito dello stretch”. Successivamente verso la fine degli anni 90 si è iniziato a trasportare il metodo scientifico (fino ad allora riservato solo alle sperimentazioni su farmaci) in tutti gli ambiti della medicina riabilitazione compresa. In circa 3 anni sono stati pubblicati decine di articoli riguardo lo stretch e molti di essi sostenevano la sua completa inutilità mentre altri ne enfatizzavano il ruolo di miglior prevenzione contro gli infortuni. Ci sono voluti ancora altri anni prima di riuscire ad arrivare a delle conclusioni affidabili. Le prime conclusioni affidabili sono dovute ad una revisione sistematica della letteratura dalla quale è emerso il primo dato: gli effetti dello stretch sono differenti in base alla disciplina dell'atleta (o degli atleti) testati. Per gli atleti che praticano sport come il calcio, i tuffi, lo sci alpino lo stetch sembra dare un buon aiuto nella prevenzione di infortuni muscolari mentre per atleti che praticano sport come il podismo, il ciclismo, lo sci di fondo le evidenze ci dicono che lo stretch non aiuta a prevenire gli infortuni. In sostanza potremmo dire che lo stretch non aiuta a prevenire quegli infortuni tipici che definiamo sindromi da sovraccarico o patologie da overuse. Vediamo nel dettagli il risultato di alcuni studi (credetemi se avessi più tempo ne potrei mettere migliaia tutti con gli stessi risultati).


The basic science literature supports the epidemiologic evidence that stretching before exercise does not reduce the risk of injury.
Clin J Sport Med. 1999 Oct;9(4):221-7.


...when the type of sports activity contains low-intensity, or limited SSCs (e.g. jogging, cycling and swimming) there is no need for a very compliant muscle-tendon unit since most of its power generation is a consequence of active (contractile) muscle work that needs to be directly transferred (by the tendon) to the articular system to generate motion. Therefore, stretching (and thus making the tendon more compliant) may not be advantageous.
Sports Med. 2004;34(7):443-9.


...since 1990, there's evidence suggesting that stretching not only does not prevent injuries, but can also decrease the level of performance. Some part of these contradictions can be explained by the various sports activities. Those requesting an increased flexibility, such as gymnastic, dancing or diving, necessitate pre-exercise stretching to optimize the level of performance. In contrary, for sports with slow stretch-shortening cycle such as jogging or cycling, there is no scientific data showing a positive effect of stretching.
Rev Med Suisse. 2005 Jul 27;1(28):1830-4.

Overall, the evidence base for the effectiveness of interventions to reduce soft-tissue injury after intensive running is very weak
Cochrane Database Syst Rev. 2011 Jul 6;(7):CD001256.

Limited evidence showed stretching had no effect in reducing injuries.
Clin J Sport Med. 2005 Mar;15(2):113.

A general consensus is that stretching in addition to warm-up does not affect the incidence of overuse injuries.
Scand J Med Sci Sports. 2010 Apr;20(2):169-81. Epub 2009 Dec 18.







Insomma continuare a fare stretch o no è una vostra decisione, il mio intento era solo quello di portarvi a conoscenza del fatto che esistono studi che smentiscono molti luoghi comuni sullo stretch.

In conclusione vi lascio con una frase di Jeff Galloway, rilasciata in una intervista poche settimane fa, riferendosi allo stretching dice:

L'ho addirittura proposto nel mio primo libro […] e me ne dispiace perchè tanti dicono di aver avuto problemi”



domenica 30 ottobre 2011

Acido lattico, DOMS, stretching

Un argomento non propriamente consueto ma, secondo me, interessante. Iniziamo a parlare dei dolori che avvertiamo il giorno dopo una seduta molto intensa. Spesso, per non dire sempre, mi capita di parlare con podisti (o atleti in genere) che una volta sdraiati sul lettino iniziano a parlare di dolori muscolari, di accumulo di acido lattico e cose di questo genere. Una cosa bisogna chiarirla subito, i dolori non sono dovuti all'acido lattico accumulato nei muscoli. L'acido lattico (C3H6O3) si produce nei muscoli dirante i processi anaerobici, quelli cioè che avvengono in mancanza di ossigeno. Senza fare un trattato di biochimica che risulterebbe incomprensibile e oltremodo noioso possiamo dire che (attenzione semplificando il tutto in modo grossolano) dalla degradazione del glucosio (il carburante che utlizza il nostro corpo come fonte primaria) si forma acido lattico. In presenza di ossigeno, invece,  queste molecole vengono "riutilizzate" nel ciclo di krebs arrivando alla formazione di "energia" (ATP), consumo di ossigeno e formazione di acqua: per avere un'idea di quanto è complicato questo meccanismo che avviene a livello cellulare (nei mitocondri) basta vedere questa figura che schematizza l'intero ciclo di "fosforilazione ossidativa mitocondriale"
 In assenza di ossigeno come abbiamo detto questo processo crea acido lattico che a PH fisiologico tende a a dissociarsi in 2 ioni (lattato e H+), essendo come dice il nome stesso un acido l'accumulo nelle cellule dello stesso produrrà un abbassamento del PH (quindi la creazione di un ambiente acido con conseguente sensazione di fatica). Come risposta le cellule iniziano ad eliminare l'acido lattico espellendolo all'esterni nel circolo sanguigno. A riposo nel sangue è presente acido lattico in quantità molto basse, circa 1 o 2 mmol/L (millimoli per litro). Ovviamente durante un'attività fisica questa concentrazione è destinata ad aumentare fino a picchi di circa 25mmol/L in quegli atleti che utilizzano la anaerobiosi (quattrocentisi ed ottocentisti su tutti).Anche se L'acido lattico in elevate concentrazioni è un prodotto altamente tossico  non deve essere visto come un prodotto di "rifiuto" perchè in effetti alcuni tessuti lo utilizzano a scopo energetico ad esempio cuore che lo preferisce come fonte energetica al glucosio e attraverso il ciclo di Cori viene ritrasformato in Glicogeno nel fegato. Scusandomi per il lungo cappello ma che serviva a farvi capie cosa è l'acido lattico e come si forma arriviamo al punto e cioè come si "elimina" dal sangue. Come prima cosa attraverso la respirazione, l'eliminazione di CO2 abbassa il PH e poi attraverso quei processi metabolici di cui abbiamo parlato prima (nel fegato e nella riconversione del lattato in glicogeno/glucosio etc etc). Abbiamo quindi stabilito che una concentrazione di 1 o 2 mmol/L è fisiologica possiamo quindi a questo punto monitorare la presenza dell'acido lattico nel sangue nei minuti/ore/giorni successivi allo sforzo controllando la lattiemia (presenza di lattato nel sangue). Si è scoperto che a prescindere da cosa si è fatto e dal livello di allenamento (ovviamente un atleta allenato recupererà in ancora meno tempo) sono sufficienti circa 50 minuti per riportare il livello di lattato al livello fisiologico. Questo grafico reperito in rete è abbastanza chiaro e fa crollare il mito dell'acido lattico "accumulato". Nel grafico si vede come l'acido lattico venga smaltito da 3 persone (con gradi di allenamento differenti) partendo dallo stesso valore iniziale di 20 mmol/L. La differenza tra i 3 stà nel tempo in cui si torna a valori fisiologici che variano da circa 20 minuti a 50. in ogni caso però possiamo affermare che l'aciudo lattico viene completamente "smaltito" nel giro di massimo 1 ora. Del resto i dolori che si avvertono dopo un allenamento intenso hanno una insorgenza non immediata ed anzi, tendono a raggiungere il picco dopo circa 48 ore quindi di certo non possono avere origine dall'acido lattico.
A questo punto si pone una domanda: ma i dolori muscolari che si avvertono dopo un allenamento intenso allora a cosa sono dovuti? E come possiamo definirli? Alla seconda domanda rispondono gli americani con la loro sempre viva fantasia per gli acronimi: DOMS Delayed onset muscle soreness (dolore muscolare ad insorgenza ritardata).
In sostanza un allenamento intenso (in proporzione allo stato di salute e di allenamento dei nostri muscoli) crea delle microlesioni nelle cellule muscolari, queste microlesioni scatenano all'interno del muscolo dei focolai infiammatori con formzione di sostanze irritanti (interluchine, prostaglandine, citochine etc etc) e deposizione di leucociti, enzimi etc etc
Questa infiammazione dovuta alle lesioni (seppure a livello microscopico) attiva le cellule satellite che sono delle cellule quiescenti situate nei muscoli che una volta attivate producono mioblasti (cellule in grado di generare e riparare le cellule muscolari). Alla fine del ciclo il muscolo avrà più nuclei (fibra polinucleata) quindi una maggior sintesi proteica, maggior resistenza e maggior forza. E' proprio grazie all'attivazione delle cellule satellite che si ha il processo di supercompensazione (sollevare 5 kg produce una lesione, attraverso la supercompensazione il muscolo si adegua allo stimolo supercompensando. Creando cioè le prerogative affinchè uno stimolo anche superiore ai 5 kg non sia più in grado di lederne le fibre).








Concludendo vorrei porvi una domanda alla quale cercheremo di rispondere in un articolo seguente (che richiederà tempo per essere completato e che scatenerà qualche polemica): sapendo che dopo un allenamento i muscoli hanno delle microlesioni interne, fare dello stretching dopo l'attività è una pratica utile o dannosa?




giovedì 13 ottobre 2011

La CORE stability, un importante integrazione agli allenamenti

Negli ultimi anni sempre di più l'attenzione dei ricercatori si stà spostando su quella che viene definita "regional interdipendence", si cerca cioè di capire come un deficit (o una lesione o un'alterazione) in un distretto corporeo influisca sullo scatenarsi di patologie in altri distretti adiacenti e non. Soprattutto questo tipo di ricerca ci può dare indicazione su tutti quei fattori predisponenti l'insorgenza di patologie da sovraccarico tipiche degli atleti che percorrono molti km (o che comunque praticano sport che richedono sforzi prolungati nel tempo).
Andando a valutare i risultati di tali ricerche la cosa che subito e più nettamente risalta agli occhi è come un defict di controllo motorio del cosidetto CORE sia un fattore predisponente a numerose patologie. Alcune forme di lombalgia sono direttamente causate da deficit di stabilità del CORE mentre altre patologie mostrano correlazioni abbastanza strette con questo problema.
Alcune forme di pubalgia, di sindrome della bendelletta ileotibiale, di tendinite del rotuleo, di condropatie del ginocchio, di sindromi dolorose della pelvi o delle anche possono essere ricondotte ad un deficit di stabilità del CORE.
Cosa è il CORE? con quel termine si indica la muscolatura profonda del tronco e più in genere la muscolatura profonda stabilizzatrice di ogni articolazione. Nel nostro caso, nello specifico parliamo di : trasverso dell'addome, obliquo dell'addome, quadrato dei lombi, multifido e muscoli interspinosi, intertrasversari, trasverso-spinali. 
Questi muscoli molto spesso a causa di vari fattori perdono di tono, di forza ma soprattutto di controllo motorio. D'altro canto è molto difficile lavorare su questi muscoli (alcuni dei quali molto piccoli, profondi e difficilissimi da contrarre volontariamente) eseguendo le normali attività di allenamento anche per quelle persone che integrano l'attività di corsa con qualche seduta in palestra. Insomma, bisogna lavorare in modo specifico su quei muscoli andando a ricercare la loro contrazione stimolando il controllo motorio.
Vediamo quindi come stimolare la stabilità del CORE con alcuni esercizi a corpo libero o con la palla svizzera.
Quello che segue è un piccolo protocollo che consiglio di seguire almeno 2 volte a settimana, magari rinunciando a qualche esercizio di stretch (che in quanto a prevenzione da infortuni da sovraccarico non sembra dare nessun tipo di garanzia, di questo parleremo in un articolo specifico che sarà molto interessante). Utilizzeremo i video a disposizione su youtube in modo di avere una visualizzazione degli esercizi da eseguire (mi scuso con chi non parla inglese, se necessario scrivetemi una mail e vi tradurrò il video)
Esercizio n1, trasverso dell'addome (attivazione e contrazione da supino e in quadrupedica)
Esercizio n2, quadrato dei lombi e obliquo (side bridge, ponte laterale) da ripetere bilateralmente
Esercizio n3, multifido e mucoli spinali (cane volante)

Esercizio n4, stabilizzazione del tronco (ponte anteriore)





Ripetere gli esercizi lentamente (calcolando circa 8 secondi per l'esecuzione) ripetendo ogni esercizio 30 volte




Quando questi esercizi di base saranno diventati molto facili da realizzare si può passare ad esercizi più impegnativi e più divertenti con la palla. Ci si può sbizzarrire e molto spesso nelle confezioni in cui è impacchettata la swiss ball si trovano dei libricini con alcuni esercizi. Di seguito vi allego alcuni file video con qualche spunto 







Come potete vedere non si tratta di un semplice rinforzo, gli esercizi servono a stimolare il controllo motorio. Stabilizzare il "centro" serve a migliorare il movimento in periferia, qualsiasi movimento necessita di un buon punto fermo prossimale altrimenti il risultato....





lunedì 19 settembre 2011


Lombalgia 2.0
VALUTIAMO E CURIAMO LA LOMBALGIA ACUTA


Nell'articolo precedente abbiamo visto come capire quale struttura è origine dei sintomi lombalgici e abbiamo fissato alcuni capisaldi riguardo il trattamento delle lombalgie. Veniamo quindi al punto: cosa fare se una mattina ci svegliamo con un forte mal di schiena o se mentre siamo in ufficio alzandoci dalla sedia ci blocchiamo?

ANAMNESI
Una cosa che spesso mi capita di tralasciare mentre scrivo questo tipo di articoli (non diretti a professionisti ma a “gente comune”) è la parte relativa all'anamnesi cioè alla raccolta dei dati e della sintomatologia del paziente. Una prima raccomandazione è quella di non fidarsi mai di un professionista che non faccia un'anamnesi accurata (anche a costo di annoiare il paziente) perchè nel 90% dei casi di lombalgia una corretta anamnesi ci indica già la diagnosi e nella valutazione e nell'esame clinico si cercherà la conferma alla diagnosi ipotizzata. Altra cosa fondamentale sia in anamnesi che nell'esame clinico è escludere tute quelle patologie che possono scatenare un mal di schiena ma che hanno bisogno di specialisti diversi (circa l'1% è dovuto a tumori o malattie reumatiche/infiammatorie; il 2% è dovuto a cause viscerali come coliche renali o epatiche, problemi digestivi etc) e tutte quelle forme di lombalgia che escludono il trattamento o che consigliano di eseguire esami più approfonditi.

VALUTAZIONE
Dopo aver raccolto l'anamnesi si passerà alla valutazione clinica del paziente; sarà importante valutare l'aspetto motorio, sensitivo ed i riflessi del paziente. La postura, i movimenti, eventuali problemi vascolari per poi passare ai test specifici per la colonna (spring test, prone instability test, SLR, SLR attivo, Stork test etc.). Successivamente si verificheranno le anche, passaggio necessario poiché anche alcuni problemi alle anche danno dolori riferiti nella zona lombare o lungo la gamba e le articolazioni sacro-iliache


TRATTAMENTO
Quali sono dunque i trattamenti proposti in questi casi? Uno studio pubblicato su BMJ nel 2004 ci dà la risposta: esercizi, mobilizzazioni e massaggi sono le tre cose proposte ai pazienti. Altre forme di trattamento sono molto rare, ad esempio tecniche HVLAT (vedremo più tardi di cosa si tratta) sono proposte ai pazienti solo nel 3% dei casi. Questo per una serie di motivi, il motivo principe però è la scarsa manualità e la scarsa preparazione degli operatori nell'eseguire queste tecniche che: non si insegnano nel normale corso di studi, vengono circondate da aloni di mistero e leggende metropolitane, sono misconosciute ai terapisti ma anche ai medici, i corsi per imparare sono molto costosi e si svolgono soprattutto all'estero (il sottoscritto ha dovuto studiare con un belga, un australiano e due americani per impararle).

PREDICTION RULES
Nel 2002 su Spine (la rivista più autorevole riguardo le problematiche della colonna) è stato pubblicato un articolo molto interessante frutto del lavoro di una equipe americana (FLYNN et al). Da questo studio si evince in modo molto netto che dal risultato dei test e della valutazione clinica fatta dal paziente possiamo individuare i pazienti che beneficeranno di un detrminato trattamento piuttosto che da un altro. Nel nostro caso quindi, in casi di lombalgia acuta si presterà particolare attenzione a questi 5 fattori:
-sintomi da meno di 16 giorni
-dolore in zona lombare o nella gamba che non oltrepassa il ginocchio
-indice inferiore al 18 nella FABQ (una scala di valutazione che si compila durante l'anamnesi)
-almeno un'anca che ha una rotazione interna superiore a 40 gradi
-una ipomobilità o rigidità ad almeno 1 vertebra durante lo spring test

Successivamente, dopo 2 anni di studi su ANN INTER MED viene pubblicato uno studio randomizzato (CHILD et al) sulle basi dell'articolo pubblicato su Spine. Dopo 2 anni di ricerche gli autori giungono alla conclusione che i 5 fattori sono effettivamente predittivi del buon esito della terapia e stabiliscono una sorta di protocollo di trattamento.

A questo punto si scatena una vera e propria valanga di ricerche tutte concordanti, effettivamente le prediction rules sono giuste. Tra i tanti articoli mi piace citare il lavoro di Brennan et al pubblicato su Spine nel 2006. Altre ricerche invece contestano i risultati e ci vorranno mesi prima di capire il perchè, sostanzialmente le tecniche usate non erano le stesse degli studi proposti da Flynn e Child.

Siamo arrivati al nodo quindi, sappiamo cosa fare. Negli studi i pazienti venivano sottoposti a 2/3 sedute di tecniche HVLAT più altre 5/8 sedute di esercizi specifici insegnati dal terapista e ripetuti a domicilio.
Prendendo quei 5 parametri come base su cui ragionare le evidenze ci dicono quanto segue:
5 si ai 5 criteri delle Prediction Rules significa avere più del 95% di possibilità
4 su 5 significa avere il 95%
3 su 5 significa avere il 68%
2 su 5 il 49%
1 su 5 il 46%

Come potete vedere non tutti rispondono in modo positivo alle tecniche HVLAT ma più alta è la rispondenza ai 5 criteri e più alta è la possibilità.
Ci rimangono quindi 2 punti da dirimere:
cosa possono fare i pazienti che non rispondono alle HVLAT
cosa sono queste HVLAT

Alla prima domanda rispondo subito, la risposta è semplice. Possono sottoporsi alle tecniche “standard” di cura della lombalgia acuta (farmaci, stretch, altre metodiche di terapia manuale come McKenzie o Maitland, terapia strumentale etc.). Purtroppo per loro il percorso sarà inevitabilmente più lungo.

Veniamo alle HVLAT
Le tecniche HVLAT, meglio note come manipolazioni, sono tecniche antichissime. Risalgono all'alba dei tempi, ci sono testimonianze di manipolatori nell'antico egitto e negli imperi asiatici circa 5000 anni prima di Cristo. Il loro effetto è principalmente neurofisiologico, si nota dopo l'esecuzione la riduzione del tono muscolare degli stabilizzatori superficiale ed un aumento del tono degli stabilizzatori profondi. Il dolore viene inibito o ridotto per la diminuizione dello spasmo muscolare e per quello che potremmo definire “effetto reset” poiche dopo una tecnica HVLAT è come se il sistema nervoso che regola il tono muscolare e la percezione del dolore venisse resettato (perdonatemi la spiegazione poco scientifica ma rende abbastanza bene l'idea).
Per approfondire l'argomento vi rimando ad un articolo successivo che parlerà esclusivamente delle tecniche HVLAT e degli effetti. Ultima cosa che tengo a dirvi è che non è vero che siano tecniche pericolose, se vengono eseguite da personale formato ed esperto la pericolosità di queste tecniche è paragonabile a quella di tecniche di mobilizzazione della colonna.



CONCLUSIONE
La domanda che mi porrei a questo punto è la seguente: ma se esistono queste tecniche e sono così efficaci (almeno in una buona percentuale della popolazione) perchè nessuno ne parla?
La risposta purtroppo è al tempo stesso semplice e drammatica. Pochi professionisti sono realmente aggiornati. Quando parlo con i ragazzi durante i corsi rimango sempre sconvolto dal fatto che quasi nessuno conosca pubmed (un portale gestito dal governo americano che raccoglie tutti gli articoli scientifici pubblicati al mondo) o pedro (come pubmed ma questo è un portale specifico di riabilitazione, gestito dal governo australiano). Molti non parlano inglese e il 96% degli articoli sono scritti in inglese e per ultimo, manca anche una cultura scientifica (nel senso che molti fisioterapisti preferiscono affidarsi a quella che io chiamo “guru medicine”, si affidano a quello che trovano su libri o che gli viene detto nei corsi senza interrogarsi (questo comporterebbe una presa di coscienza che molte cose che facciamo sono inutili o dannose). Insomma la cosidetta “evidence based medicine” in Italia fa fatica a trovare terreno fertile.

Dott. Andrea Pece
Orthopaedic M.T.
Dottore in Fisioterapia
Master in Terapia Manuale e Riabilitazione Muscoloscheletrica
Studio: Via Annone 1 Roma (Trieste)
Studio: Via B. Rizzieri 204 Roma (Cinecittà est)
Tel: 3392192767


Ho un sassolino nella scarpa. AHI!

Dopo tanto tempo mi sono rimesso le scarpe e sono andato a correre. Difficile raccontarvi della felicità di essere tornato a correre e della fatica che ho fatto per fare gli 8 miseri km della blood runner.
Sarebbe molto bello raccontarvi degli amici rivisti dopo 5 mesi prima della partenza e le pacche sulle spalle che ho ricevuto all'arrivo. Sarebbe anche bello raccontarvi del km corso col grande Giorgio Calcaterra (a tal proposito nei prossimi giorni lo spirito di palomba si impossesserà di me) ma oggi volgio solo esprimere la mia indignazione.

Al traguardo un ragazzo si è sentito male (sembrava un infarto, il primario che correva con me ha avuto la mia stessa sensazione) ed ha dovuto attendere più di 10 minuti prima che arrivasse l'ambulanza.
L'indignazione nasce dal fatto che non c'era una equipe al traguardo. Possibile che non sia prevista? Possibile che un ragazzo (a vederlo avrà avuto la mia età) debba rischiare di morire perchè l'organizzazione ha voluto risparmire qualche centinaio di euro?

Mi sembra si chiami Stefano, a lui un augurio di rimettersi presto.



sabato 13 agosto 2011

Dopo tanto tempo...

Il mio ultimo post corrispondeva con lì'ultima uscita di corsa, oggi dopo un mese e mezzo le cose non sono migliorate di molto. Il dolore c'è anche se ovviamente è leggermente affievolito, il fastidio salendo e scendendo le scale è sparito anche se ricompare dopo il minimo sforzo. Ora ho iniziato una serie di 5 infiltrazioni sottorotulee e stò continuando con la riabilitazione e la fisioterapia.
Devo dire che ieri non ne potevo più ed ho giocato a tennis per un paio si set, cercando di correre poco e di non sforzare il ginocchio....è andata benino. temevo di maledirmi oggi ed invece tutto sommato il fastidio è sempre quello e non è aumentato.

La cosa brutta e triste è che quel desiderio di correre, quella sensazione di "mamma mia non vedo l'ora" stà lentamente svanendo. Non ho più il bisogno atavico, quasi da crisi di astinenza, di andare a correre. guardo gli altri farlo provando un leggero senso di tristezza ma non ho più la rabbia cieca che avevo prima.
Questa è la cosa più triste di questo infortunio al ginocchio.

Tornerò? bhò. Oggi sono dubbioso.

martedì 21 giugno 2011

LESIONE DEL MURO MENISCALE

Questa è la diagnosi fatta "al volo" dopo la seconda risonanza in attesa che il primario di radiologia la veda.

Se così fosse posso già togliermi dalla testa Firenze e Amsterdam ma la cosa positiva è che il muro meniscale è vascolarizzato quindi ci sono buone possibilità che la lesione cicatrizzi. Si tratterebbe di continuare a corricchiare e "vedere come evolve la situazione".

Bhà, comunque da troppo tempo parlo solo del ginocchio, il prossimo post per confermarvi quale sarà il referto e poi cambiamo argomento. Stò ginocchio m'ha proprio rotto le scatole.

lunedì 6 giugno 2011

Di che lombalgia sei? Piccolo vademecum per chi soffre di mal di schiena



Iniziamo a parlare di lombalgia, un problema molto comune tra i runner ma anche tra la popolazione “sedentaria”. In questo articolo accenneremo all'anatomia, alle cause ma soprattutto cercheremo di individuare quei segnali che possono indirizzarci verso la comprensione del dolore lombare e verso la sua risoluzione definitiva (considerando sempre che nessun articolo può sostituire il consulto con un professionista). Per fare questo è necessario avere bene in mente l'anatomia della colonna lombare ed avere ben chiari alcuni concetti-base della sua biomeccanica.
La colonna vertebrale lombare è composta da 5 vertebre (indicate con la lettera L seguita da un numero, quindi L1 sarà la prima vertebra lombare e così via a scendere), sopra di esse ci sono le 12 vertebre dorsali (o toraciche per questo le troverete indicate con la lettera D o T sempre seguite da un numero), sotto di esse c'è l'osso sacro che a sua volta si articola con il bacino attraverso le articolazioni sacro-iliache. 
Entriamo nello specifico di ogni singola vertebra; ogni singola vertebra si articola con la superiore e l'inferiore attraverso 2 “pilastri”, il posteriore composto dalle faccette articolari e le articolazioni zigoapofisarie (che chiameremo atricolazione Z) e il pilastro anteriore composto dal corpo vertebrale e i dischi intersomatici. 
Dallo spazio tra due vertebre e da un canale che si crea tra di esse fuoriesce la radice nervosa che andrà ad innervare i muscoli, la cute e tutte le strutture relative al proprio “livello” 
Dalle immagini si può già iniziare a capire quale “livello” è responsabile del dolore e iniziare ad escludere alcune cause. Non è raro trovarsi di fronte a pazienti con dolore in regione L5 e un referto di Risonanza magnetica che indica un'ernia L3, a nulla varranno a quel punto le rassicurazioni e le spiegazioni. Il paziente avrà il futuro segnato dall'incubo di quell'ernia anche se non è la responsabile del suo dolore vista la differenza tra la posizione dell'ernia ed il territorio innervato dalla radice corrispondente. Ecco il primo punto, evitare indagini superflue, evitare di sottoporsi al classico iter fatto di consulti medici-indagini radiologiche-esami elettromiografici-consulto medico-indagini radiologiche etc etc che creano nel paziente lombalgico una visione catastrofica e negativa del suo problema che in realtà è un problema comune (tanto che si calcola che l'83% della popolazione occidentale ne soffra). E' fondamentale che il paziente approcci la lombalgia in modo corretto poiché l'aspetto psicologico è un fattore determinante nel recupero, non essere spaventati dal dolore e sapere che la lombalgia è un problema transitorio e risolvibile se affrontato nel modo più corretto. Torno a ripetere che, purtroppo, l'iter che seguono normalmente i pazienti è quello peggiore poiché comporta una grande perdita di tempo (vedremo nei prossimi articoli che una delle cose più importanti è intervenire entro i primi 16 giorni dall'insorgenza del dolore e il classico tour medico di famiglia-RX-specialista- Risonanza magnetica-specialista-fisioterapia comporta in genere una perdita di tempo di circa 4 mesi periodo durante il quale la lombalgia cronicizza o, per fortuna in molti casi si risolve spontaneamente) e, cosa ancor peggiore molti medici/fisioterapisti/osteopati non sono così preparati in materia e mi duole dirlo. Per fare un semplice esempio molte, troppe volte ai pazienti che giungono nel mio studio è stato consigliato di riposare a letto mentre su tutte le linee guida del LBP (low back pain-lombalgia) si raccomanda di sconsigliare il riposo a letto anzi il paziente deve essere stimolato a non lasciare il lavoro etc (le linee guida sono facilmente reperibili in rete, in lingua inglese. Mentre le linee guida italiane, chiamate percorsi diagnostico terapeutici non sono stato in grado di reperirle su internet. Se a qualcuno interessano può scrivermi in mail e gliele manderò facendo un lavoro di trascrizione da libro). Dalle linee guida si evince anche l'inutilità di molte proposte terapeutiche che causano perdita di tempo e soldi da parte dei pazienti, TENS, correnti interferenziali, massaggi, ultrasuoni, corsetti (busti) non hanno dato nessun riscontro di utilità nel trattamento della lombalgia (cronica o acuta). Un'altra cosa su cui vorrei porre l'accento è sulla necessaria dicotomia tra le lesioni anatomiche e quelle funzionali. Una schiena può essere molto dolente anche in assenza di lesioni anatomiche così come può essere una schiena “sana” in presenza di esse. La differenza tra una schiena dolente ed una non dolente non può e non deve essere ridotta alla presenza o all'assenza di ernie o protrusioni (o artrosi o quant'altro). Una ultima piccola precisazione. Circa l'1% delle lombalgie ha una causa infiammatoria o tumorale o è dovuta ad artriti, il 2% a cause viscerali, il restante 97% a cause meccaniche ed è su di queste che dovremo agire, risolvendole, modificandole o rendendole inoffensive.

A questo punto veniamo al nostro mal di schiena, oggi vi siete alzati con la schiena a pezzi o durante la giornata in ufficio vi è cresciuto un fastidioso dolore nella zona glutea. Quali possono essere le cause, come cercare di capire “di che mal di schiena sei”? Vi farò un piccolo vademecum per cercare di capire meglio i vostri sintomi, la raccomandazione che mi sento di fare però è sempre la stessa. Le categorizzazioni in medicina sono didattiche,non esiste un caso “da manuale” o almeno a me non ne sono mai capitati. Sapere la teoria è molto importante ma l'anamnesi del paziente, la sua valutazione, l'esame clinico, l'esame neurologico non possono essere bypassati e quindi sarà sempre fondamentale recarsi da un operatore preparato.
La lombalgia (o sciatalgia) può essere divisa in 4 grandi gruppi (tralasciando le sindromi meno frequenti o difficili da verificare da soli come la sindrome pseudoradicolare o la sindrome da ipomobilità) : problemi al disco; problemi radicolari; problemi alle articolazioni Z e problemi di instabilità anatomica ma soprattutto INSTABILITA' FUNZIONALE che è la prima causa di lombalgia secondo molti autori (tra i quali immodestamente mi metto anche io). Come riconoscerli? Come capire?

Disco intervertebrale 
(ernia, protrusione, prolasso, estrusione, lesione discale etc etc)
Il dolore dovuto ad un disco intervetebrale è solitamente molto intenso la mattina appena alzati, questo perchè il disco intervetebrale soprattutto nella sua parte polposa durante la notte si reidrata aumentando di volume. Questo aumento di volume del nucleo polposo comporta un'aumento di volume della protrusione (o dell'ernia) con conseguente aumento della pressione sul midollo o sulla radice nervosa.
Il disco risponde ai movimenti ripetuti, cioè il sintomo cambia se al paziente viene chiesto di ripetere un movimento (es:si esegue il test SLR poi si chiede al paziente di fare 10 volte una flessione delle anche da supino. A questo punto si ripete il test e il risultato è cambiato, noteremo quindi un aumento o una riduzione dei gradi di flessione dell'anca).
Il dolore aumenta nella posizione seduta e il paziente di solito mostra una certa insofferenza nello stare seduto muovendosi di continuo o alzandosi in piedi dopo pochi minuti (passaggio posturale da seduto in piedi molto doloroso). Stare in macchina è quasi una tortura e a casa non si riesce a stare su divani o poltrone. Caratteristica singolare dei problemi discali è che il dolore aumenta facendo un colpo di tosse.
La terapia consisterà nell'individuare gli esercizi adatti, nella correzione delle abitudini sbagliate che comportano riduzione della lordosi o inversione della curva, nel consigliare le strategie necessarie per evitare atteggiamenti errati anche attraverso l'utilizzo di ausili come il cuscino McKenzie. Tecniche consigliate: McKenzie, kinesi attiva, Maitland, Mulligan, Kaltenborn, Manipolazioni

Radice nervosa 
(infiammazione, compressione, intrappolamento)
Nel caso la radice fosse compressa da un'ernia vedi disco.
Negli altri casi da compressione ossea, intrappolamento della radice da cicatrici o aderenze, alterazioni della neurodinamica o tensione della radice nervosa il dolore si manifesta durante le attività che mettono in tensione il nervo (per lo sciatico ad esempio estendere il ginocchio o flettere l'anca). Si evidenzia molto spesso una deviazione del tronco del paziente dal lato sintomatico. I movimenti ripetuti riproducono il sintomo ma non lo peggiorano o migliorano (a differenza di quello che succedeva con i problemi discali), la flessione della colonna non genera sintomi. Di solito camminare in salita o stare nella vasca da bagno (estrema flessione lombare) peggiora i sintomi. In genere il paziente ha positività ai test neurodinamici come lo slump test

La terapia consisterà nella correzione della deviazione, nel cercare di alleviare la pressione sulla radice e nella mobilizzazione della radice nervosa e del nervo corrispondente. Tecniche consigliate: Neurodinamica, Maitland, Kaltenborn, Mulligan, Manipolazioni solo nel caso che non crei dolore la preparazione alla stessa

Articolazione Z 

(Artrosi, intrappolamenti dei menischi articolari etc)
In età avanzata sicuramente il problema più comune è l'atrosi, il dolore da faccetta articolare (articolazione Z) è solitamente situato in zona paravertebrale (o almeno la sua insorgenza è in quella zona) ed ha la caratteristica di diminuire o sparire in posizione seduta e durante il cammino e compare generalmente sopra i 50 anni di età. Il dolore da articolazione Z non si modifica con i movimenti ripetuti. Negli intrappolamenti dei menischi articolari il dolore è molto intenso e risponde più o meno alle stesse caratteristiche. Il test diagnostico più usato è quello di estensione+rotazione 
Il trattamento prevede tecniche miofasciali di rilasciamento, mobilizzazione ed esercizi.
In caso di intrappolamento meniscale la terapia risolutiva, spesso in una singola seduta, è la manipolazione vertebrale che libera il menisco annullando le cause che scatenavano il dolore (questi sono i pazienti che quando capitano ti fanno fare un gran figurone. Entrano piegati a 90 gradi e dopo 2 minuti escono saltellando e ringraziandoti. Purtroppo non sono molto frequenti proprio a causa di quello che prima abbiamo chiamato “iter classico del paziente lombalgico”.

Instabilità: Descrivere a parole un concetto così ampio come quello di instabilità è veramente un'impresa. Molti medici/fisoterapisti/osteopati (quasi tutti a dire il vero) pensano che l'instabilità sia un fattore anatomico. Una spondilolistesi (uno scivolamento di una vertebra su un'altra) o patologie simili sono sicuramente una condizione di instabilità. Certamente lo sono, un legamento “che non tiene” lo è, una capsula articolare ormai sfiancata lo è ma l'errore stà nel credere che esistano solo queste forme di instabilità. Nella realtà la stabilità articolare è la somma di 3 sistemi di stabilizzazione: l'anatomia dell'articolazione (un'articolazione con superfici curve sarà più stabile di una con superfici lisce) sulla quale non si può agire in nessun modo; il sistema di stabilizzazione passivo (legamenti, capsule articolari etc etc come visto prima); il sistema attivo di stabilizzazione principalmente regolato dal sistema nervoso e composto dagli organi contrattili (muscoli). L'insieme di questi 3 sistemi determina la stibilità o l'instabilità di una articolazione. Questo è il motivo per cui molte persone con legamenti lesionati o rotti non hanno nessun problema di stabilità articolare (la somma dei 3 è comunque sufficiente anche se 1 è deficitario) e per cui persone con un'anatomia integra hanno una instabilità.
Potremmo quindi definire instabilità l'incapacità di un'articolazione di conservare il corretto asse di rotazione istantaneo nel tempo (semplificando potremmo definirlo controllo motorio)
Il dolore da instabilità è generalmente presente dopo aver passato del tempo (variabile da individuo a individuo e in base alla condizione personale) in condizioni che mettono in crisi il “sistema stabilizzatore”. Un esempio classico è il mal di schiena che viene dopo qualche ora di shopping, camminare lentamente e stare in piedi fermi può mettere in crisi un sistema deficitario. Il mal di schiena che insorge durante gli ultimi km di un lungo o che ci costringe a stenderci dopo un allenamento molto probabilmente dipende da questo tipo di problemi. Generalmente il mal di schiena da instabilità si allevia quando ci si stende qualche minuto ma può ripresentarsi non appena si ritorna nella condizione di instabilità. La cosa particolare è che l'instabilità molto spesso è “specifica” nel senso che si manifesta in una condizione (esempio nel cammianre) mentre è completamente asintomatica in altre anche se teoricamente più impegnative (ad esempio la corsa) oppure può manifestarsi all'interno della stessa attività ma in condizioni differenti (la schiena fa male dopo una seduta di ripetute brevi e non dà nessun problema dopo un lunghissimo) . L'instabilità è probabilmente la prima causa di lombalgia ed è alla base di molte rigidità segmentali della colonna vertebrale. Il test più affidabile è il “Prone intsability test” 
 
La terapia sarà focalizzata sul recupero della stabilità in condizioni funzionali attraverso dei protocolli specifici e degli esercizi da eseguire con la guida delle mani del terapista. Delle manipolazioni vertebrali possono servire per sbloccare i segmenti vertebrali rigidi. Un buon programma di autotrattamento completa l'opera di guarigione e se protratto nel tempo previene ricadute. Una volta ottenuta la risoluzione dei sintomi un ottimo modo per mantenere una buona stabilità è fare 1 volta a settimana thai chi, un'arte marziale cinese che si basa sul controllo motorio o in alternativa dedicare 2 volte a settimana 15 minuti per ripetere gli esercizi di stabilizzazione


Si può capire facilmente che un problema alla colonna non può essere banalizzato (eh signora lei ha un'ernia che vuole?) e la sua risoluzione deve sempre considerare l'insieme costituito dalle vertebre, dal bacino e dalle anche. Rivolgersi ad un operatore esperto e competente per questo tipo di problemi significa dimenticarsi del mal di schiena, anche ricorrente, attraverso un percorso che richiede nella maggior parte dei casi qualche seduta col terapista (da 2 a 5 in genere ma nei casi più refrattari al trattamento si può arrivare a dover fare più sedute) ed un programma di autotrattamento da eseguire da soli 1 volta al giorno all'inizio e poi 3 volte a settimana.



Dott. Andrea Pece
Dottore in Fisioterapia
Orthopaedic M.T. (omt-ifomt)
Master in Terapia Manuale
Studio: Via Annone 1
Tel: 3392192767
terapiamanuale@hotmail.it
terapiamanuale.oneminutesite.it
 
(immagine reperite in rete. Copyright dei rispettici proprietari)
 
 
 

martedì 24 maggio 2011

Ginocchio, televisione, lavoro, spinning

Bhà che periodo incasinato. Troppi impegni eppure ho molto tempo libero che potre sfruttare per allenarmi a dovere. Il ginocchio inizia a dare buone sensazioni dopo 2 infiltrazioni di cortisone e 2 mesi di riposo relativo.
Nelle ultime settimane ho preparato 2 articoli per il sito romacorre che poi ho presentato in Tv durante il programma atletica atletica su Gold (curato dai bancari romani) ed ho fatto in tempo ad appassionarmi allo spinning. devo dire che è veramente molto divertente (e non mi dà grandi problmi al ginocchio) e anche molto allenante. Ho trovato una bravissima istruttrice (grande Alessia, una donna favolosa) nel nuovo club al quale mi sono iscritto ed ho provato 1 lezione. Veramente divertente, tra l'altro era anche una lezione "fartlek" quindi ho avuto modo di lavorare benino sui cambi di ritmo. La condizione fisica è deprimente, oltre ai 5 kg messi su (ammazza che panza) sento che faccio molta fatica a tenere un ritmo che solo 2 mesi fa usavo come riscaldamento o quasi ma l'importante è che il ginocchio guarisca completamente perchè quando tornerò a correre a pieno regime saranno cazzi amari per tutti. Ho il sacro fuoco dell'agonismo che tracima.....
Tornerò presto e tra pochi mesi sarò una belva!

martedì 10 maggio 2011

Caro ginocchio....

Caro ginocchio ti scrivo così mi distraggo un pò

Dopo un mese di riposo completo (interrotto solo da una prova domenica scorsa) ho corso 10 km. Il ginocchio faceva male all'inizio poi è come se si fosse sbloccato e il dolore è passato. finito di correre avevo solo un leggero fastidio e il dolore della settimana scorsa durato 48 ore è solo un ricordo. ha fatto effetto l'infiltrazione.

Stimolato da un articolo di Albanesi ho trovato l'argomento per la prossima puntata di atletica atletica, per la serie vi parlo di quello che ho io :)

(ed anche per un bell'articolo da scrivere nei tempi morti in attesa che mi venga voglia di scrivere il capolavoro che ho in testa sulla lombalgia)

mercoledì 4 maggio 2011

Domani visita dal ginocchiologo

Sono abbacchiato come si dice dalle mie parti. Dopo 3 setimane di riposo assoluto e crioterapia pensavo che il ginocchio stesse meglio ed invece mi ha dato esattamente gli stessi problemi di 3 settimane prima.
Stesso dolore, stessa durata....che amarena!

La risonanza negativa fa sperare (insomma avere un menisco andato e doversi operare non è che mi esaltasse come scenario) ma allo stesso tempo questa incertezza su cosa abbia sto ginocchio mi rende nervoso.
Talmente nervoso che mi sono attaccato ai dolci, 3 kg in un mese....

Sentiamo il ginocchiologo domani che dice, speriamo bene.

sabato 30 aprile 2011

GINNOCHIO NUNFA' LO STOPIDO STASERA (anzi domattina)


Domani mattina proverò a correre un pò...spero che il ginocchio si sia ripreso e non dia problema anche se a volte sento ancora un leggero fastidio.

Speriamo bene anche perchè ho in programma Firenze ma sopratutto se il ginocchio risponde bene nelle prossime settimane forse in estate....forse....

dai ginocchio nun fà lo stronzo!

mercoledì 13 aprile 2011

Ego te absolvo in nomine stultitiae


PARIGI VAL BENE UN MENISCO

Non, rien de rien
Non, je ne regrette rien.
Ni le bien, qu'on ma fait
Ni le mal tout ça m'est bien égal!

Per raccontarvi la mia maratona di Parigi devo risalire al 1593.
La morte di Enrico III rimasto senza eredi fece in modo che, attraverso la legge salica, si risalisse a Luigi IX e da lui si discese fino ad Enrico III di Navarra. Quando gli fù proposto il trono gli fù anche fatto notare che l'unico ostacolo alla sua incoronazione era il fatto che fosse ugonotto. Su consiglio di Ferdinando I de Medici si convertì al cattolicesimo e pronuncio la frase “Paris vaut bien une messe” diventando poi Enrico IV.
Circa 420 anni dopo, quando l'ortopedico dopo aver visto la risonanza mi ha detto che “ hai una bella meniscopatia e un versamento al ginocchio sinistro, la maratona di Parigi è meglio che te la scordi. Devi fare 4 settimane di COX2 (un antinfiammatorio di nuova generazione) e riposo assoluto” mi sono alzato dal lettino ed ho esclamato con fare epico “Paris vaut bien une ménisque “.
Moderno Enrico IV sono uscito sotto lo sguardo attonito del collega (deve aver pensato « che era cretino me lo avevano detto ma non pensavo fino a questo punto ») deciso a non darla vinta a lui, alla risonanza ed al ginocchio malconcio. Dopo qualche giorno salgo su un aereo Air France e volo a Parigi sproloquindo di editti di Nantes, di guerre da muovere all'Austria e fanatici cattolici pronti ad attentare alla mia persona.

MARATHON EXPO 

«Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia. Infuse nell'uomo più passione che ragione perché fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso. Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure ci sarebbe. Se solo fossero più fatui, allegri e dissennati godrebbero felici di un'eterna giovinezza. La vita umana non è altro che un gioco della Follia».



L'expo è molto grande, per arrivare si scende dalla metro e ci si cade dentro (Porte de Versailles). E' dentro un padiglione della fiera, un capannone anonimo. Non trovo fila ed entro subito, l'ingresso è scarno. Si passa sotto ad un gonfiabile (tipo quello di LBM ad igloo per capirci) e subito si viene divisi in 2 file. Una per chi ha spedito il certificato, una per chi non lo ha fatto. Per fortuna la fila è roba di poco e ritiro immediatamente la busta col pettorale ed il chip (da applicare ai lacci della scarpa) insieme alla quale mi vengono date un paio di etichette simili a quelle che si mettono sulle valige in aeroporto con delle caselle da annerire per formare il numero di pettorale (una cosa scandalosa, ma come se fa? Poi a me me sò sempre stati sulle scatole quei giochetti della settimana enigmistica tipo annerisci le forme col puntino) 

. E poi mi domando, ma ad Enrico IV la corona gliela hanno portata o è dovuto andare a prendersela lui facendo la fila? E che diamine, un pò di rispetto per i sovrani!
Poco più avanti la fila per il pacco-gara è più lunga ma comunque scorrevole. Mi danno una sacchetta azzurra con le scritte bianche (già mi stanno sulle palle questi, sti lanziali!!!) decisamente troppo poco capiente per contenere quello che speravo o immaginavo. In effetti un cartello mette subito in chiaro le cose . 

(95 euro di iscrizione neanche una misera maglia con scritto marathon de paris) . Non sarà di certo questo a fermarmi penso ma se devo essere sincero la cosa mi mette un pò di cattivo umore. Continuo il giro, passo davanti allo stand del fotografo ufficiale (fotostudio5 mi senti? Hai mai visto come fanno nelle grandi maratone?) e inizio la gimcana tra gli espositori. La prima parte è dedicata al materiale tecnico, ci sono tutte le marche di abbigliamento ed accessori (manca solo adidas mi sembra), I prezzi sono da rapina, o meglio sono gli stessi dei negozi solo che non ti fanno il solito 20-30% di sconto. Peccato forse avrei comprato qualcosa. A metà expo c'è l'esposizione ASICS-MARATHON DE PARIS che prende il padiglione per tutta la sua larghezza quindi è impossibile evitare di passarci dentro (maratonadiRoma mi senti? Lo vedi come si fa nelle grandi maratone?). Il materiale è bruttarello forte e i prezzi sono da passamontagna (una t.shirt di cotone stampata 20 euro. Datevela in faccia!) quindi proseguo dritto anche se una maglia l'avrei presa. Evito di commentare le solite magliette bianco-blu o bianco-rosse tecniche della asics. Possibile che noi maschietti dobbiamo per forza vestirci in modo triste per correre? Soprattutto quando nel reparto femminile vedi delle cosette niente male. Prendo una maglia da donna ma non per me, anche se non avrei problemi ad indossare una maglia lilla mi tirerebbe in modo osceno sulla panza. Di tanto in tanto delle pozzanghere in terra e dell'acqua che cade dal soffitto, probabilmente l'impianto del clima si è guastato (anzi sicuramente visto che nel pomeriggio mi hanno detto che nel padiglione si faceva la sauna)
Passato lo stand ufficiale della maratona si trovano altri espositori, integratori, cazzatelle e stand delle altre maratone (almeno una trentina). Quelli della maratona di Beaujolais sono ovviamente i più rumorosi, alle 11 di mattina già stanno belli ubriachi. Offrono vino (bhè il Beaujolais è proprio bono) e per ogni bicchiere che danno uno se lo scolano loro. Compilo la scheda per la lotteria (hai visto mai) e passo avanti, non prima di aver buttato giù 2 bicchierozzi di rosso come si deve. Cerco la maratona di Roma, chiacchiero 1 minuto coi ragazzi (mi sono scordato di chiedergli del cambio di percorso, che minchione che sono) e poi me ne vado al rice party. 5 euro un piatto di riso ai funghi, 1 mezza acqua e 1 banana. Ci si può stare.
Si sono fatte le 14 ed è ora di andare un pò in giro per parigi visto che non ci sono mai stato prima. Nei prossimi giorni avrò modo di girare per bene ma non posso resistere, da bravo turista, alla tentazione di andare alla torre Eiffel. « ROBBA DE BRICOFER, BULLONI DER 12 E PEZZI DE FERO » così la descrive un mio amico, io senza essere così poco rispettoso la trovo banale e pacchiana. Mi sono tolto il pensiero, l'ho vista e come sospettavo non mi è piaciuta. Faccio comunque delle foto 
(io e l'insegna bricofer più grande del mondo)

da bravo turista e continuo il giro per Parigi.

LA SVEGLIA



Love, love is a verb
Love is a doing word
Fearless on my breath
Gentle impulsion
Shakes me makes me lighter
Fearless on my breath
Teardrop on the fire
Fearless on my breath

Per quanto mi sforzi periodicamente di trovare una canzone differente non esiste un modo migliore per svegliarsi. Me la godo qualche minuto a letto poi mi alzo di scatto ed inizio i rituali pre-gara.sono riuscito a dormire abbastanza bene, non benissimo ma qualche ora me la sono fatta. La sera prima non sono riuscito a decidere quale canotta indossare, ne ho portate 2. Quella indossata a NY e quella indossata a Roma. Fa molto caldo a Parigi in questi giorni quindi la maglia termica a mezze manche rimane in valigia insieme a molte altre cose che avevo portato prevedendo un clima meno primaverile. Ieri ha fatto 26 gradi. Decido di mettere la canotta gialla, attacco il pettorale, il chip alla scarpa ed esco in pantaloncini canotta e felpa. Incredibile alle 7 di mattina fa già caldo e non sento il minimo freddo. Arrivo alla metro e trovo il primo intoppo, la metro non è gratis per i maratoneti. Un signore mi fa un cenno con una mano (scavalcare come ho visto fare in alcune stazioni quì non è possibile, i tornelli sono alti e diciamolo, la pubblicità dell'olio cuore non me la farebbero fare con questa panza) e mi accodo a lui per entrare. Salgo sulla metro che è già piena di maratoneti, trovo un angolino e mi siedo. Sono circa 10 fermate senza cambi in mezzo, 15 minuti e si arriva ad Etoile (Arco di trionfo).

PRE-GARA 


Well there's a song on the radio that says:
"Let's get this party started."
So let's get this party started.

Scesi dalla metro bisogna camminare circa un Km per arrivare al traguardo perchè è lì che si trovano i gazebo deposito-borse. Si cammina in discesa fino al traguardo su una stradina laterale e poi si entra nella avenue de foch dove è il traguardo. Il deposito borse è veloce ma la sacchetta è troppo piccola e molti si sono portati uno zaino da lasciare (visti tanti zaini della mara di Roma). Io ho solo la sacchetta da lanziale quindi applico l'etichetta e la lascio, mi tolgo la felpa e la metto dentro, prendo la pettorina di plastica ma decido di non metterla. Fa caldo, caldissimo e si stà benissimo in canotta anche se sono solo le 8 di mattina. Mi incontro con i miei amici (sarebbe meglio chiamarli sudditi ma sapete com'è? Noi Re moderni.....amiamo fare le cose con meno formalità di una volta) e dopo il solito scambio di minchiate (nessuno che si senta bene la mattina della gara, ma solo i miei amici si comportano da Calimero o anche i vostri?) ci avviamo verso i Campi Elisi dove è previsto lo start. Entriamo nella griglia e butto un occhio al gonfiabile dello start, mi sembra in provincia di Rovigo per quanto è lontano, si vede bene perchè la stada è in discesa ma è veramente lontano. Da menzionare un paio di cose, all'interno delle griglie ci sono dei bagni chimici ma non i soliti casotti (quelli erano in zona arrivo deposito-borse. Questi sono (provo a descriverli) all'aperto. Una pedana rialzata di circa 2 metri per lato divisa in 4 parti da 4 colonnine che si alzano dal fondo al cui culmine c'è un orinale. All'altezza « giusta » delle piccole paratie di plastica coprono le zone intime da sguardi indiscreti (del resto non è carino mostrare il moi reale augello a chiunque, sono o non sono il moderno Enrico IV?) e concedono un minimo di privacy che comunque a noi runners non interessa poi tanto (visto che almeno io ho fatto pipì praticamente ovunque durante le gare, anche se mi vedevano). Mi rendo conto che è un aggeggio utilizzabile solo da maschietti (o da donne veramente molto brave :)) ma nelle griglie non credo si possa fare molto di più e si evitano anche tutte quelle bottigliette di « gatorade color paglierino » che si trovano in terra nelle griglie di partenza (perchè quelli organizzati si portano una bottiglietta in cui farla mentre i disorganizzati come me la fanno dietro al primo albero). Dagli altoparlanti musica e urla da DJ e poi via alle handbike, poi via alla maratona. 12 minuti di camminata ci vogliono per arrivare allo start e poi viaaaaaaaaaaa in discesa




GARA 
So don't stop me now don't stop me
'Cause I'm having a good time having a good time

La partenza è in discesa in mezzo ad un mare di gente, molti turisti ed accompagnatori. Mi sembrano pochi i parigini (come li riconosco? Dalla faccia da stronzi con la puzza sotto al naso). Alla fine dei Campi Elisi una curva stretta (con strettoia annessa) a sinistra e per qualche decina di metri si deve camminare, poi si riparte e si percorre Rue de Rivoli. La strada è bellissima e piena di gente. Ragazzi che urlano e suonano. La testa dice VAAIIIIIIII, i muscoli dicono VAAIIIIIII, il ginocchio se la ride di gusto HAHAHAHAHAH, la vescica dice MI SONO APPENA SVUOTATA, NON MI GUARDATE COSI' VAAAAAAIIIIIII. Si costeggia il Louvre, l'hotel de ville, la Bastiglia al km 5 dove il percorso ha una strettoia molto evidente e si deve camminare di nuovo anche perchè il rifornimento è posto esattamente 10 metri prima della strettoia (a fenomeniiii). Da lì in poi si percorrono strade che definirei anonime in quartieri residenziali, senza pubblico nell'indifferenza dei pochi parigini in strada. La testa dice VAAIIIIIIII, i muscoli dicono VAAIIIIIII, il ginocchio se la ride di gusto HAHAHAHAHAH, la vescica dice SE TI FERMI 2 MINUTI E' MEGLIO PER TUTTI.. Si entra nel Bois de Vincennes al km 9. 10 km in un parco, bello per carità ma non ci sono spettatori, non c'è niente di niente (ma si può fare pipì liberamente :).La testa dice VAAIIIIIIII, i muscoli dicono VAAIIIIIII, il ginocchio se la ride di gusto HAHAHAHAHAH, la vescica dice DAJE BELLO FERMATI. Mi fermo e riparto al volo, i meccanici Ferrari mi fanno un baffo ho fatto il pit-stop più veloce della storia. Il primo spugnaggio e tutti i successivi sono in realtà un docciaggio. L'acqua nelle ciotole è finita e hanno aperto i manicotti dei pompieri verso l'alto creando una pioggia gelata, passarci sotto significa essere completamente zuppi di acqua in 1 secondo. Fa caldissimo e la cosa non mi dispiace anche se avrei preferito uno spugnaggio classico mi tuffo sotto la docciona tendndo con la mano sinistra la corona...vabbè ho rotto le balle cò sta storia eh.. (avete presente le immagini dei film americani anni 20 coi bimbi che giocano con l'acqua dell'estintore rotto..ecco una cosa simile).
Uscendo dal Bois si entra in un quartiere residenziale ma poco dopo la mezza si è in centro.La testa dice VAAIIIIIIII, i muscoli dicono VAAIIIIIII, il ginocchio se la ride di gusto HAHAHAHAHAH, la vescica fà il tifo per gli altri.Mi sento alla grande nonostante il caldo, allungo leggermente (qualche sec/km), il mio amico che fino a quel punto è stato attaccato al mio svolazzino come una bambina si attacca alla gonnella della mamma quando le fanno i complimenti mi molla. Di nuovo la Bastiglia e poi si va verso la Senna, si corre sul lungosenna e poi si scende lungo un viale che costeggia il fiume (per chi conosce Roma è come se si corresse sulle banchine del tevere avendo i muraglioni sulla propria destra). Alla sinistra il fiume ed alla destra un muraglione alto 10 metri. Poco pubblico sui ponti che ci incita dall'alto e dopo qualche Km iniziano i sottopassi. In confronto il binomio tor di quinto-tangenziale sembra il paradiso del maratoneta, il posto più brutto dove abbia mai corso. Un tunnel è lungo più di un Km e dentro fa un caldo atroce (fuori 28 grandi, sotto al tunnel almeno 3 in più). Al ristoro del 25esimo rischio di cadere, la solita bagarre di gente che taglia la strada in modo scriteriato, il solito tappeto di melma-bucce di banana-bottigliette-bucce di arancia. Per evitare una ragazza faccio un brusco cambio di direzione e scivolo, ai piedi mi sembra di avere i rollerbalde, scivolo su entrambi i piedi. Non sò come ma rimango in piedi aiutato da un signore che da dietro, forse per paura che gli cadessi addosso, mi sorregge. Mentre scivolavo mi vedevo già sull'ambulanza con un braccio rotto (o peggio). Dopo 2 secondi di rincoglionimento riparto passo il controllo dei 25 e controllo la tabella di marcia. In perfetto orario, come un treno giapponese passo ai 25 con 1 minuto di anticipo su quanto previsto. Intorno al 28esimo si esce dai sottopassi e sulla sinistra ci si ritrova la torre Eiffel. La testa dice VAAIIIIIIII, i muscoli dicono VAAIIIIIII, il ginocchio se la ride di gusto HAHAHAHAHAH, la vescica ritma meglio di Peppiniello di Capua i suoi Hop Hop!. Vedo la vela del 29esimo quando la testa mi ripete VAAIIIIIIII, i muscoli dicono VAAIIIIIII, il ginocchio se la ride di gusto HAHAHAHAHAHma dopo pochi secondi aggiunge PENSAVATE VERAMENTE CHE ME NE SAREI STATO BUONO BUONO PER TUTTA LA MARATONA? ORA LA MARATONA E' FINITA!
No, faccio finta di non sentirlo e tiro dritto, rallento leggermente e mi convinco che lo terrò buono in questo modo. Una salitella e La testa dice VAAIIIIIIII, i muscoli dicono VAAIIIIIII, il ginocchio perplesso QUALE PARTE DEL DISCORSO NON VI E' STATA CHIARA? HO DETTO CHE LA MARATONA FINISCE QUI'!
Mi sposto di lato, inizio a camminare, un passo svelto e così il ginocchio fa male ma si sopporta. Continuo così e poi provo a correre. La testa dice SI SI SI DAI CHE RIPARTIAMO, i muscoli si esaltano DAI CHE SPACCHIAMO TUTTO, STIAMO A MILLE. Il ginocchio a quel punto decide di mettere le cose in chiaro. Una fitta fortissima e una frase SE CI PROVI DI NUOVO IO TI ABBANDONO. Quella che segue è una lunga, lenta, claudicante e dolorosa passeggiata per Parigi. Provo di tanto in tanto a fare 4 passi di corsa ma già il secondo non mi è possibile farlo. L'idea del ritiro a questo punto mi passa per la testa, ci sono solo 3 problemi: non ho idea di dove diavolo stiamo; non ho un euro con me; e quella maledetta maglia la voglio. Ne ho 1 per ogni gara e voglio anche quella della maratona di parigi, e basta! Su questo non ammetto discussioni da parte di nessuno, tantomeno del ginocchio. Cammino, il passo è sempre più lento, faccio in tempo a notare la civiltà dei francesi. Gli incroci sono chiusi da un nastro (tipo quello bianco e rosso che usano per i lavori in corso) e nessun volontario, poliziotto, vigile a presidiarlo. Nessuna macchina cerca di forzare il percorso. I primi km sono da 8,30/9 al km. Il dolore cresce, zoppico tantissimo. Quelli che passano mi danno una pacca sulla spalla. Alcuni mi dicono qualcosa che ovviamente non capisco. Gli ultimi 10 km sono nel Bois de Boulogne, altri 10 km nel nulla. Nessuno spettatore, nessun monumento, le palazzine residenziali che erano sulla via prima di entrare sarebero già qualcosa. Da buon italiano cerco di capire se esiste la possibilità di tagliare in qualche modo attraverso il parco ma poi desisto, ci manca solo di venirsi a far riprendere coi cani perchè mi sono perso quì dentro. Mentre penso questa cosa e immagino la scena stile senza traccia rido come un baggiano da solo, chi mi vede penserà che sono matto ma sarebbe proprio una cosa divertente. Rido ancora più di gusto pensando a cosa avrebbe dato mia madre da annusare ai cani, se gli dà i calzini sporchi della corsa del sabato mattina li ammazza povere bestie. Sai che roba? Impossibile da dimenticare diventerebbe la maratona di Parigi 2011, per decenni si sarebbe parlato di quell'italiano che si perse e venne ritrovato solo la mattina seguente. Si passa vicino al Roland Garros e si intravede il campo centrale. Uscito dal Bois de Boulogne procedo a 15 al km, avessi una tuta lunga penserebbero che la gamba sx sia una protesi perchè non riesco a piegare il ginocchio. Imbocco avenue de Foch e accenno dei passetti di corsa. taglio il traguardo, novello Dorando petri (altro che Re dei miei stivali) prendo sta maglia rossa (taglia M già finita), la medaglia (brutta arrabbiata) e mi mangio il mondo. Sarà il nervoso ma mi sfogo mangiando. Riempio la pancia di frutta. L'ultimo ristoro è esattamente come gli altri: uva passa, arance, zollette, banane, acqua. Nessuna traccia dei sali (distribuiti come fossero concentrato di oro liquido solo al km 34). A questo punto sento bruciare la schiena ma solo arrivato in albergo capirò il motivo.




POST-GARA


because of you
the winter feeds my heart
while summer blows and burns
my disappearing youth
Ritirare la sacchetta  è un gioco da ragazzi, in fondo è praticamente rimasta solo la mia (ma non oso immaginare quale casino ci deve essere stato nel bel mezzo degli arrivi, cercare la targhetta attaccata a d ogni zaino...). La prendo in 5 minuti mi cambio e zoppico verso l'arco di trionfo per prendere la metro che( francesi del ciufolo il mondo vi odia e ci sarà un motivo) non è gratuita neanche per i maratoneti. Elemosino un biglietto ad una ragazza e salgo sul treno, sono molto accaldato e complice forse la delusione ho lo stomaco sottosopra. Faccio il punto della situazione, mi rassegno pensando che tutto sommato poteva nadare peggio (su quello scivolone potevo veramente farmi molto male) e dopo la doccia mi torna il sorriso. I miei amici vanno a farsi fare un massaggio thai, io non posso perchè è dall'altra parte di parigi e non farei mai in tempo. Solo per mettermi le mutande devo esibirmi in un numero da circo di alta scuola per non piegare il ginocchio sinistro che a questo punto è diventato di ghisa e non si piega più. Li rivedrò a cena in un ristorante favoloso 

e dopo una buona mangiata e un rosso da paura inizio a meditare vendetta. Firenze, NYC, Venezia? Deciderò tra qualche settimana...la vendetta è un piatto che va gustato freddo.

AVRO' LA MIA VENDETTA